Olio da cucina: lavandino? No grazie




È sempre più facile e frequente imbattersi in tematiche e riflessioni canalizzate dai media relative alla sostenibilità, alla difesa dell’ambiente e alla responsabilità comune che grava su di noi. In casi come questi i temi vengono spesso percepiti come troppo distanti dai cittadini, deforestazione globale, inquinamento atmosferico o plastica negli oceani.

Il rischio è che la percezione di impotenza di fronte a problematiche di così vasta portata conduca all’inattività, ad una consapevolezza passiva potenzialmente dannosa.
La soluzione è partire dal classico “proprio piccolo”, individuando quelle attività quotidiane che possono avere dei riflessi negativi nei confronti dell’ambiente.

Un esempio calzante è il riciclo dell’olio utilizzato in ambito domestico. La maggior parte di noi probabilmente ha l’abitudine di buttare/scolare l’olio usato in cucina nel lavello. Questo comportamento non è purtroppo privo di conseguenze a livello ambientale.

L’olio di scarto rappresenta un problema per gli impianti di depurazione delle acque di scarico, strutturati per degradare esclusivamente sostanze organiche; l’immissione di olio esausto nella rete fognaria può causare danni agli impianti stessi e rendere necessari interventi di manutenzione o di filtrazione/rimozione preventiva.


In secondo luogo si tratta di una pratica che può costituire un grave rischio per le falde acquifere, creando una patina oleosa in grado di contaminare vaste superfici. La presenza di oli esausti nell’ambiente è un fattore in grado di alterare fortemente l’ecosistema causando danni alle popolazioni vegetali ed animali che ne fanno parte.

Per questi motivi si tratta di un rifiuto che deve essere smaltito e trattato da appositi depuratori, seguendo un processo di smaltimento ben definito. Considerate inoltre che gli oli di scarto possono essere utilizzati per la produzione di biocombustibili. La trasformazione di un rifiuto in carburante a basse emissioni è un ottimo esempio di come applicare al meglio i principi di circolarità e sostenibilità nel proprio stile di vita.

Bisogna adottare qualche piccola accortezza e modificare le proprie abitudini. Utilizzando una semplice tanica in plastica è possibile raccogliere separatamente l’olio di scarto, evitando di scaricarlo nell’ambiente o direttamente nel lavandino.


Una volta riempita, la tanica deve semplicemente essere portata negli appositi punti di raccolta presenti in molti supermercati italiani o nella maggior parte delle isole ecologiche comunali (o più comunemente discariche).


Se ben diffusa e accettata dai cittadini, la corretta raccolta degli oli di scarto può essere un primo e semplice passo per iniziare a contribuire personalmente alla difesa dell’ambiente, una forma di rispetto nei confronti di ognuno di noi e delle generazioni future.


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